Le imprese cercano (e non trovano) 60mila tecnici. Dei tanti paradossi italiani ce ne è uno che è particolarmente grave perché tocca da vicino i giovani e il lavoro: il nostro Paese, a novembre scorso (ultimo dato ufficiale dell’Istat), ha fatto registrare un tasso di disoccupazione degli under25 del 38,1 per cento. Un numero elevatissimo, che sta iniziando a diminuire, ma che potrebbe scendere molto più velocemente se si considera che, ancora nel 2015, le imprese non sono riuscite a trovare sul mercato circa 60mila profili tecnici da assumere. Un peccato mortale, soprattutto adesso che si intravedono i primi segnali di ripartenza e il settore produttivo ha bisogno di manodopera specializzata per uscire dalla crisi.
Al danno (già di per sé cospicuo) si aggiunge addirittura la beffa: il dato che ci anticipa AlmaDiploma evidenzia che a un anno dal titolo il 44% dei diplomati tecnici lavora, con punte del 48,7% tra i geometri e del 46,6% tra i periti industriali. Eppure, come in un incomprensibile dialogo tra sordi, le iscrizioni a questa importantissima filiera di istruzione secondaria non sfondano e restano intorno al 32% sul totali delle scuole superiori (si pensi che nel 1990 erano il 46% delle iscrizioni complessive).
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